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Monserrato: politica e amministrazione comunale alla fine del 1922
di Marco Sini
La marcia su Roma avviene il 28 ottobre del 1922, praticamente subito dopo l’episodio di domenica 10 settembre del 1922 ( dipinto dall'artista Gianni Argiolas) che aveva visto da parte dei giovani monserratini di fede sardista la cacciata dal nostro paese dei fascisti e dei nazionalisti venuti da Cagliari e da Pirri per compiere atti provocatori e squadristi. Forzando il significato e la portata della marcia dei fascisti, il re Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Benito Mussolini di formare il primo governo fascista.
In questo nuovo clima, due settimane dopo, forse galvanizzati dall’esito della marcia su Roma e dal fatto che il loro capo era diventato capo del governo, i fascisti cagliaritani e pirresi tornano alla carica a Monserrato anche per vendicare l’onta subita il 10 settembre. Infatti, la notte del 12 novembre a Monserrato ci fu un altro episodio del quale si tramanda un racconto orale e di cui scrisse L’Unione Sarda ben venti anni dopo, a fascismo sconfitto. In breve, ci fu il tentativo dei fascisti di occupare nottetempo la sede del PS’Az.. Il tentativo di incursione notturna fu sventato dai sardisti monserratini con tempestive ed accorte misure di “prevenzione e di accoglienza” che fecero desistere dai loro propositi bellicosi i fascisti venuti da Cagliari e da Pirri.
Purtroppo però il mese successivo, fine dicembre, i fascisti riescono ad occupare le sedi del P.S.d’Az. di Monserrato, di Pirri e di Sestu, ed anche le sedi dei rispettivi Comuni (L’Unione sarda 22-23 e 26-27 Dicembre). Ma questa occupazione dura solo pochi giorni perchè i sardisti monserratini (e anche quelli di Sestu) reagiscono, si riorganizzano, cacciano i fascisti occupanti e rientrano in possesso della propria sede “rioccupando i loro spazi” (La Nuova Sardegna, 26-27 dicembre 1922).
Proprio negli ultimi giorni di dicembre si consumava anche l’attacco all’autonomia comunale di Monserrato ed alla amministrazione sardista guidata dal sindaco Francesco Nonnoi e dal vicesindaco Francesco Sarigu. Infatti, dopo aver sottratto ai fascisti i locali del Municipio che avevano proditoriamente occupato, l’Amministrazione comunale e il sindaco Nonnoi subirono un altro durissimo colpo.
Il Prefetto di Cagliari, con Decreto prefettizio n. 1778 del 23 dicembre, revoca il sindaco sardista Nonnoi, scioglie il consiglio comunale eletto nel novembre del 1920, e nomina commissario prefettizio il Dr. Avvocato Angelo Caredda, il cui nome inizia a comparire negli atti dello stato civile dal 27 dicembre. L’ultimo atto di stato civile rilevato firmato dal sindaco Nonnoi è del 17 dicembre mentre alcuni altri atti fino al 24 dicembre sono firmati dall’ “Assessore anziano e vice sindaco Francesco Sarigu”.
Il provvedimento del 23 dicembre viene preso dal vice Prefetto Giovanni Valle che faceva le funzioni del Prefetto dalla fine di agosto in sostituzione del Dr. Domenico Caruso, chiamato a ricoprire un incarico presso il Ministero degli Interni, ed in attesa dell’arrivo del nuovo Prefetto, il generale Gandolfo, inviato da Mussolini con il mandato di favorire l’ingresso nel Partito fascista dei sardisti e di liberarsi dei fascisti squadristi e più violenti capeggiati da Sorcinelli, proprietario de L’Unione Sarda e da Francesco Caput, dirigente del fascio e direttore de L’Unione. Gandolfo prenderà possesso dell’incarico di Prefetto il 1 gennaio del 1923.
Suppongo che la revoca del sindaco sardista Nonnoi e lo scioglimento della Giunta e del Consiglio con il conseguente commissariamento del Comune, possa essere una ritorsione e conseguenza della opposizione dei monserratini al fascismo dimostrata con l’episodio di domenica 10 settembre, allorché risposero con determinazione alle provocazioni dei fascisti e dei nazionalisti venuti da Cagliari e Pirri, e anche con l’episodio del 12 novembre e nella reazione alla occupazione della sede sardista e del Comune negli ultimi giorni di dicembre.
Il Comune rimarrà commissariato per nove mesi, fino al 30 settembre del 1923 allorché dal primo di ottobre viene ripristinato il Consiglio comunale preesistente allo scioglimento che elegge a sindaco Francesco Sarigu. Gli Assessori della nuova giunta saranno gli stessi della giunta di Francesco Nonnoi con Luigi (Gigi)Picciau Assessore anziano e vice-sindaco, e con gli Assessori Efisio Sanna, Emanuele Foddis, Giuseppe Cao, tutti sardisti e gli altri. Il sindaco Francesco (Cicito) Sarigu rimarrà in carica fino alle elezioni politiche del 6 aprile del 1924, quando il Comune sarà nuovamente commissariato dal 6 maggio.
Gli avvenimenti di Monserrato del novembre – dicembre 1922, si collocano in un contesto di violenze squadristiche che dopo la marcia su Roma, ed in particolare nei mesi di novembre e di dicembre si ripetono a Cagliari e dintorni.
Intanto vengono chiusi o assaltati i giornali socialisti e sardisti e di opposizione “Il risveglio della Sardegna” e “Il solco” innanzitutto. Solo “La Nuova Sardegna” di Sassari resiste!
A Cagliari gli assalti squadristici dei fascisti avevano in particolare come bersaglio la Camera del Lavoro, quando il 20 dicembre i locali furono assaltati con devastazione di mobili e suppellettili, pestaggi ai sindacalisti e messa “al rogo dei registri dei documenti e di quattro bandiere rosse”. In questo clima, nello stesso giorno furono sequestrate e bruciate dagli squadristi fascisti le copie del giornale sardista “Il solco”. Il tutto con l’elogio dell’assalto da parte de L’Unione Sarda di Sorcinelli e di Francesco Caput che scriveva osannando i “falò che erano stati appiccati per ragioni di igiene” e che “avevano dato un aspetto gaio alle vie cittadine purificate” (L’Unione Sarda, 21 dicembre 1922).
Il giorno dopo i fascisti occupano altre sedi sindacali e di associazioni democratiche: la cooperativa dei ferrovieri in via Cavour, lo stesso Sindacato ferrovieri della CGIL di Via Principe Amedeo, la sede del Partito Sardo d’Azione di via Sonnino, il circolo giovanile sardista di via Torino e l’attiguo ufficio dei combattenti.
Vengono prese di mira anche la sede del Partito Repubblicano e quella del Sindacato dei pubblici dipendenti di Viale Regina Margherita, “il tutto eseguito senza spargimento di sangue” e con “nessuna violenza da una parte e nessuna resistenza dall’altra”, annota il cronista de L’Unione sarda del 22 dicembre. Ancora, i fascisti entrano nella casa di Emilio Lussu e ne asportano la camicia grigia, simbolo dei sardisti, e alcune fotografie (La Nuova Sardegna del 21-22 dicembre del 1922). NELLA FOTO FRANCESCO SARIGU - Vice Sindaco di Monserrato 1920-dicembre 1922 e Sindaco dal 1 ottobre 1923 al 6 maggio 1924-

©Marco Sini

FRANCESCO SARIGU - Vice Sindaco di Monserrato 1920-dicembre 1922

 Storia monserratina del 22 dicembre 2015
11 Aprile 1792: Sindaco Ramon Cao.
Si tiene un consiglio “raddoppiato” e i consiglieri sono:
Ramon Espiga Manca, Saluador Pintus, Joseph Lochy, Joseph Antonio Atzeny, Ramon Pichau, Ramon Fanty, Antiogo Ignacio Cabras, Andres Pichau, Ramon Sollay, Antonio Sollay, Antiogo Pibiri Medda, Antonio Pichau, Sisinnio Loy, Luis Pichau Major de Justicia, Joseph Antonio Toccu, Segretario.
Nella parte finale della delibera è scritto che seguono le firme di quelli che sanno firmare mentre il sottoscritto segretario garantisce che per gli “illetterati” è apposta la solita croce. (*)
(*) N.P.A: Osservando i nomi si evince che firmano di proprio pugno Ramon Pichau, Antiogo Ignacio Cabras e Andres Pichau, più il Maggiore di Justicia Luis Pichau e il Segretario comunale, Notaio Joseph Antonio Tocco. Per gli altri c’è la croce. In uno scritto dell’Angius del 1824 è scritto che i Consiglieri di Comunità di Pauli Pirri erano tutti illetterati e firmavano apponendo la croce. Questa delibera ed altre successive fino al 1811 dimostrano invece che almeno alcuni consiglieri firmavano di proprio pugno e quindi non “tutti” erano illetterati o analfabeti.

di: Marco Sini

Monserrato primi '900 un giorno di festa

Durante la presentazione del libro "Antifascisti, Partigiani e Deportati monserratini". La foto grande ritrae Alfonso Argiolas, nato il 14 ottobre 1885, sposato il 4 settembre 1912 con Pintus Enrichetta, nata nel 1891, figlia di Giuseppe e Zuddas Pasquala. Alfonso Argiolas è sopra nominato “Pisciotteddu”. Sardista lussiano, antifascista, durante il fascismo fu dapprima incarcerato perché è stato uno dei promotori della rivolta degli agricoltori di Monserrato nel 1930 che vide la cacciata del federale di Cagliari Enrico Endrich. Alcuni anni più tardi, nel 1936, fu deferito al Tribunale Speciale e condannato a 5 anni di confino a Gasperina, un paesino sperduto della Sila in Calabria. La pena, che successivamente fu tramutata in ammonizione, gli era stata inflitta “per aver criticato la politica estera coloniale del governo”.

di: Marco Sini

Alfonzo Argiolas

Sa levadora, antica maestra di parto


Delibera della Giunta municipale del 30 Ottobre 1887
Presiede il Sindaco Cav. Francesco Sarigu, partecipano gli Assessori: Efisio Marini, Ambrogio Foddis, Zuddas Giuseppe e Raffaele Argiolas.
La Delibera conferisce, a seguito di concorso, il posto di ostetrica comunale alla signora Gambaro Vittoria, nata Pischedda del fu Francesco e di Rosas Maria, nativa di Pozzomaggiore. Il Comune le conferisce un assegno annuo di Lire 200 per le partorienti povere.
Pauli Monserrato 2 Novembre 1887.
……………………………………………………………………………………….
Nota aggiuntiva: La signora Vittoria Pischedda era sposata con Luigi Gambaro, nato a Alessandria.
Nel 1895 una loro figlia Gambaro Gilarda (età 22 anni, nata ad Alessandria) si sposa con Giuseppe Raffaele Argiolas, anni 25, nato nel 1869, figlio di Francesco Argiolas (di Efisio) e di Spada Fedela (di Andrea).
Vittoria Pischedda e Luigi Gambaro sono i bisnonni di Giorgio Gambaro.

di:Marco Sini

Chiesa S. Ambrogio

L’istituzione dello stato civile del Comune di Monserrato con avvio delle rilevazioni delle nascite, dei matrimoni e delle morti risale, come per tutti i Comuni d’Italia, al 1 gennaio del 1866. La prima registrazione è del 2 gennaio e riguarda la morte di un bambino: “ alle 3 e mezzo antimeridiane del giorno due del corrente mese nella casa situata in Via Tevere, anticamente denominata Su Riu dove abita la famiglia di Argiolas Efisio di anni 40, agricoltore, nato e residente in questo Comune di Pauli Pirri è morto il ragazzo Argiolas Giuseppe pure nato in questo Comune dell’età di anni 7 e mesi 3, figlio del su nominato Argiolas Efisio, fu Salvatore, e di Marini Daniela, di anni 25 nativa di Quartucciu e qui residente”.
Occorre considerare che prima della istituzione dal 1866 dei Registri dello Stato civile dei Comuni, subito dopo l’unità d’Italia, la Chiesa e le sue istituzioni, in primis le Parrocchie, erano il centro rilevatore e statistico delle persone che nascono, si sposano e muoiono nelle città e dei paesi.
La Chiesa monserratina, con la Parrocchia di “Sant’Ambros de Pauly”, aveva eseguito prontamente la disposizione del Concilio di Trento e dal giugno del 1563 il “Curat” di allora Don Salvador Pitxau aveva istituito il registro parrocchiale dei “Quinque libri”, con i battesimi che rilevavano dapprima le nascite e dopo una decina d’anni (1575) anche i matrimoni e i decessi e poi le confirmatur (le cresime). Più in là, veniva registrato anche l’elenco nominativo delle confessioni e, nell’ultima parte del libro, una relazione di attività attraverso la quale i sacerdoti informavano il Vescovo di Cagliari sullo “Lo stato delle anime” che comprendeva un giudizio sulla religiosità del popolo, su usi e costumi e sul livello di coerenza con i dogmi ed i dettami della Chiesa e dal 1630 circa anche l’elenco delle confessioni.

di:Marco Sini

Su sattu Paulesu (ex aeroporto)

“Su famini de s’annu doxi” a Pauly e dintorni.
Nelle mie ricerche genealogiche ho scoperto che i quattro nonni di mia nonna Maria Bonaria Picciau, e miei trisnonni, Raffaele Picciau e Antonia Loddo, Efisio Sarigu e Monserrata Argiolas, sono nati tutti nello stesso anno, il 1811.
Ho citato quei miei quattro trisnonni materni, nati tutti nel 1811 perché sono stati neonati e fanciulli fortunati nella sfortuna di quegli anni. Sono infatti sopravvissuti alla falcidia della mortalità infantile che aveva decimato anche Pauly, insieme a Pirri, Sestu, Selargius, Quartucciu, come ho appurato visionando i libri dei defunti di Pauly, dal 1811 al 1817.
Col 1811 ha inizio un ciclo temporale drammatico perché è l’anno della grande siccità che culmina dall’inizio del 1812 con la grande carestia che provocò fame e riduzione in miseria per amplissimi strati di popolazione dei borghi intorno a Cagliari, compreso Pauly Pirri. Il 1812 è ricordato nella vulgata popolare per “su famini de s’annu doxi”.
Nel 1811, anno di nascita dei miei trisnonni, una forte siccità e un inverno molto rigido causarono in tutta Sardegna, ma in particolare nel campidano, una notevole diminuzione della produzione di grano, ma è nella primavera del 1812 che la crisi alimentare indotta dalla carestia esplose con grande drammaticità. Anche lo storico Pietro Martini nel suo “Compendio di storia della Sardegna”, descrisse con abbondanti dettagli e particolari quella grave crisi: “ l’animo mi rifugge ora pensando alla desolazione di quell’anno di paurosa ricordanza, il dodicesimo del secolo in cui mancati al tutto i frumenti, con scarsi o niuni mezzi di comunicazione, l’Isola fu a tale condotta che peggio non poteva” e aggiunge che “la strage di fanciulli pel vaiuolo, scarsità d’acqua da bere ( che niente era piovuto), difficoltà di provvisioni per la guerra marittima aggrandivano il male già di per se stesso miserando”.
“Su famini de s’annu doxi”, le sue cause e gli effetti che aveva provocato nonché le modalità attivate dalle autorità per fronteggiare l’emergenza, lo si può leggere in alcuni articoli curati dallo storico Francesco Manconi e pubblicati dall’Unione Sarda dell’11 gennaio 1987 e dall’Almanacco di Cagliari del 1988, che avevo riletto recentemente mettendo in ordine libri e riviste.
I contadini delle ville rurali del Campidano – secondo una fonte dell’epoca citata da Manconi – “presero a pascersi a modo di bruti, d’erbe silvatiche, anche nocive alla salute”. Senza grano, e quindi senza poter mangiare il pane e la pasta che costituivano gli elementi di base della loro alimentazione, gli abitanti delle campagne, specie i neonati e bambini, si indebolivano, si ammalavano e morivano a frotte.
“La mancanza di acqua potabile provocata dalla siccità dell’inverno del 1811 – scrive ancora Manconi – favorì inoltre il diffondersi di epidemie, tra cui il vaiolo che fa strage soprattutto di bambini”.

di:Marco Sini

n ricordo dei Deportati monserratini.
Stralci dal libro di Marco Sini “Antifascisti, Partigiani e Deportati. Appunti di storie monserratine”
Nella primavera del 2010 quando ero sindaco di Monserrato, con una breve nota di accompagnamento il Prof. Aldo Borghesi, allora Direttore dell’ISRA (Istituto Sardo della Resistenza e dell’Autonomia) mi ha trasmesso i nomi di 5 deportati di Monserrato con le relative date di nascita e luogo di deportazione e internamento. Nella stessa missiva mi è stato riferito che di questi 5 deportati tre sono morti e due risulta siano stati liberati.
1) Antonio Stara, così come rilevato all’anagrafe del Comune di Monserrato, è nato a Monserrato il 29.05.1901, è figlio di Giomaria Stara, di anni 37, ed è avvenuta nella casa di Via Vittorio Emanuele (l’attuale Via Tito). La madre si chiamava Sollai Vittoria. A lato della pagina in cui figura l’atto di nascita c’è una annotazione in cui è scritto che “Stara Antonio si è sposato con Geremia Cannavera nel 1923 e che è morto in Francia, a Fontoy, il 4.09.1968.
Dalle note sulla sua deportazione risulta che è stato deportato a Natzweiler e poi nel lager di Dachau,
2) Stara Cesello, fratello di Antonio, nato il 3.04.1897 a Monserrato, deportato a Natzweiler e successivamente nel lager di Dachau dove è morto il 25 febbraio del 1945.
3) Cogoni Salvatore, nato a Monserrato il 18.02.1897, è figlio di Pietro Cogoni e di Locci Efisia, è nato in Via Pio IX e il 23.11.1921 si è sposato con Spanu Efisia. Risulta deportato nel lager di Dachau e risulta che è stato liberato.
Purtroppo però nel sito “dimenticati di stato” risulta che uscì dal campo quando il Kz è stato liberato dagli americani il 29 aprile del 1945, ricoverato in ospedale è morto due mesi dopo ed è sepolto nel cimitero militare d’onore do Ojendorf Amburgo, riquadro 5, fila 22, tomba 19.5.6.
4) Luigi Pibiri. Nel Cimitero di Monserrato compare in una foto in divisa da soldato nella tomba di famiglia del padre Sisinnio e della madre Raffaella Scalas, con la scritta “morto il 22 maggio 1945 – disperso in guerra” con l’aggiunta ( inserita nel 1994) che è sepolto nel Cimitero d’onore italiano di Ojendorf (Amburgo). Solo nel 1994 infatti la sua famiglia è venuta a conoscenza casualmente che Luigi Pibiri era sepolto in un cimitero d'onore italiano in Germania a Ojerdorf (Amburgo) dove sono sepolti gli italiani morti nel campo di concentramento di Neuengamme. Solo nel 1994 dunque la famiglia ha inserito la nuova dicitura nella tomba di famiglia del Cimitero di Monserrato perché fino ad allora la scritta lo dava deceduto il 28 settembre del 1943 a Gaeta, così come era scritto fino ad allora anche nei registri dell’Anagrafe del Comune.
Quindi Luigi Pibiri è morto proprio nel campo di concentramento di Neuengamme e da Gaeta è stato trasferito il 22 settembre e quindi non può essere morto lì il 28 settembre a Gaeta come annotato, in un primo momento, negli atti del Comune di Monserrato.
5) Sini Virgilio: Nella scheda trasmessami dal Prof. Aldo Borghesi Virgilio Sini risulta nato il 19 giugno del 1898. Infatti è nato nella casa di via Palestro (l’attuale Via Adriano, tra la via Giulio Cesare e Via Nerva) ed è il figlio secondogenito di Eugenio Sini, impiegato comunale, e Maria Rita Pibiri, casalinga. Virgilio era il fratello di mio nonno Giustiniano Sini, primogenito, e risulta che era celibe. La famiglia ha sempre saputo che è morto in un campo di concentramento italiano vicino a Trieste.
Invece il Prof. Aldo Borghesi a questa mia precisazione annota:
“Immaginavo che Virginio Sini potesse essere tuo parente. Risulta deportato da Trieste a Dachau, dove arriva il 17 novembre 1944. Gli restano pochi mesi da trascorrere prima della fine della guerra, ma non ce la fa e muore anzi abbastanza presto, il 3 gennaio 1945. Era anche relativamente anziano rispetto all'età media dei deportati politici, lui ha 47 anni! Ma la maggior parte ne avevano fra 20 e 30. Penso abbia fondamento la tradizione familiare che lo vuole internato in un campo italiano: i trasporti da Trieste si formavano infatti, quasi tutti, dalla Risiera di San Saba, che funzionava non solo da campo di sterminio ma anche come campo di formazione dei convogli per i KZ tedeschi. Molti prigionieri dalla Risiera sono partiti direttamente per Auschwitz, mettendo spesso insieme deportati razziali e politici.
Penso, ma non ne ho la certezza, che il fatto di essere deportato da Trieste significhi che è stato arrestato in Friuli, o in Venezia Giulia, o in Istria, o da qualche parte della ex Jugoslavia (gli arrestati in Italia destinati alla deportazione in KZ non passavano di regola da Trieste, ma da Fossoli di Carpi fino all'inizio di agosto 1944, e da Bolzano -Gries successivamente).
Non ho idea di cosa potesse fare in quella zona, dove gli emigrati sardi non erano particolarmente numerosi; ma ci sono comunque casi di sardi che lavoravano nelle industrie, p.es. nei cantieri navali di Monfalcone. Il caso più frequente è quello di militari in SPE passati alla Resistenza; o anche di soldati delle Forze Armate Regie sbandatisi dopo l'8 settembre in zona o nei Balcani che si sono uniti a formazioni partigiane italiane o jugoslave. Anche qui, i casi di sardi non sono pochi”.
Altri deportati monserratini (IMI- Internati Militari Italiani)
A) Antonino Picciau
Nato a Monserrato il 26 ottobre del 1917, figlio di Antonio e di Perra Amata. Fu arruolato il 1 settembre del 1938 e inviato a Torino. Allo scoppio della guerra il suo reparto, nel giugno del 1940, fu destinato ad operazioni militari al confine con la Francia e lì rimase fino al gennaio del 1941. Alla fine di gennaio il suo reparto fu imbarcato a Bari per Durazzo, in Albania, e poi raggiunse la Grecia. Dopo essere passato per Atene alla fine raggiunse Tripolis, a 60 km. a nord di Sparta.
Tra l’8 e il 9 settembre del 1943, Antonino Picciau, ignaro dell’armistizio proclamato dal Maresciallo Badoglio, fu fatto prigioniero dai tedeschi.
Per lui, così come per circa 2 milioni di soldati dell’esercito italiano operante in territori a presenza e sotto controllo tedesco, si pose il dilemma se accettare la proposta di continuare a combattere a fianco dell’esercito tedesco di occupazione arruolandosi nell’esercito della repubblica sociale di salò di Mussolini, oppure finire in Germania in un campo di concentramento nella condizione di IMI (Militari italiani internati). Antonino Picciau, così come la stragrande maggioranza dei soldati scelse di non combattere a fianco ai fascisti e ai tedeschi e fu internato in un campo di concentramento in Germania. Nel campo, a causa della malnutrizione, delle intemperie, delle violenze dei soprusi subiti contrasse una grave malattia che lo portò alla morte in un ospedale italiano il 29 marzo del 1945.
Antonino Picciau, partito analfabeta da Monserrato nel 1938, impara, seppure con molti limiti, a leggere e a scrivere. Scriverà un diario resoconto della sua vicenda militare e del campo di deportazione e di prigionia in Germania.
B) Francesco Fois (VIVENTE)
Nato a Monserrato il 3 novembre del 1921, figlio di Francesco e di Maria Pic¬ciau, vivente.
Arruolato nell’esercito italiano nel gennaio del 1941 e assegnato alla Divi¬sione Fanteria da montagna “Modena”, 41° Reggimento. Imbarcato da Brindisi nell’agosto del 1941, raggiunse la Grecia il 1° settembre per dare il cambio alla Divisione Julia prima che quest’ultima fosse assegnata alla campagna di Russia. Dall’aprile del 1941 la Grecia era stata occupata dall’esercito tedesco e dall’eserci¬to italiano. La Divisione di Francesco Fois operava in una zona ove erano presenti solo i soldati italiani.
Appena stipulato l’armistizio dell’8 settembre del 1943 anche Francesco Fois fu posto di fronte alla scelta che ne avrebbe segnato la vita, fortunatamente solo per i successivi due anni.
Ha raccontato l’episodio che determinò la sua scelta a Gianfranco Vacca che l’ha trascritto nel suo libro “Monserrato- Uomini e donne raccontano la seconda guerra mondiale”. Francesco Fois dice: “Qualche giorno dopo l’armistizio si presentarono i tedeschi con un interprete e ci dissero ‘picciocus chini olit abarrai cun is tedescus arzit sa manu ca depit andai volontariu a su fronti’. Io dissi subito no!”. Francesco aggiunge che “in genere i tedeschi non era¬no cattivi ma quelli delle SS facevano paura solo a guardarli”. Così insieme a tanti altri soldati italiani che scelsero di non combattere con i tedeschi furono caricati sui treni e deportati in Germania. Francesco Fois fu assegnato a un KZ (campo di concentramento) alla periferia di Berlino ed assegnato al lavoro coatto, dove rimase fino all’inizio dei bombardamenti alleati sulla città quando fu trasferito in un altro campo nei pressi di Stoccarda. Qui furono liberati nell’aprile del 1945 dai soldati francesi. Il 19 agosto del 1945 passò il confine a Chiasso e rientrò in Italia. Quando fu congedato gli venne consegnata la croce di merito e la carta di identità di profugo di guerra che ancora conserva.
Altri deportati monserratini di cui si parla nel libro sono: Flavio Argiolas (1919-2012), Salvarore Portas(1920-1964), Antonio Argiolas(1907-1989). Un altro deportato IMI è Antonino Orrù(1920-1990)

di:Marco Sini

In ricordo dei Deportati monserratini.

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Cronistoria del Comune autonomo di Monserrato

 

Il Comune di Monserrato conserva la propria autonomia fino al 29.05.1928 data dopo la quale fu annesso al Comune di Cagliari. Il 21.04.1991 a seguito delle consultazioni referendarie, riacquista la sua autonomia, distaccandosi dal Comune di Cagliari. Con Legge Regionale n° 36 del 18.11.1991 nasce a livello istituzionale il Comune di Monserrato.

 

I Consiliatura Giugno 1992 - Dicembre 1994

 

Giuseppe Marras

 

Giuseppe MARRAS nato a Siniscola il 24.10.1947. E' il primo Sindaco del ricostituito Comune di Monserrato nominato, secondo la legislazione allora vigente, dal Consiglio Comunale. E' stato in carica per due anni e mezzo, fino all'approvazione di una mozione di sfiducia costruttiva.

 

prosieguo I Consiliatura Dicembre 1994 - Maggio 1997

 

II Consiliatura Maggio 1997 - Maggio 2001

 

III Consiliatura Maggio 2001 - Maggio 2006

 

Antonio Vacca

 

Antonio VACCA nato Cagliari il 20.05.1954 subentra nel Dicembre del 1994 al Sindaco Marras a seguito dell'approvazione di una mozione di sfiducia costruttiva. Prosegue la Consiliatura sino all'indizione delle nuove elezioni del Maggio 1997, indette per la prima volta ai sensi della L.81/93 che lo vedono eletto con il 51,5% delle preferenze, al secondo turno di ballottaggio, contro il candidato Sindaco Antonio Mastidoro. Sarà rieletto per la seconda volta al primo turno, nel Maggio 2001 con il 51,8 % di preferenze.

 

IV Consiliatura Maggio 2006 - Maggio 2011

Marco Salvatore Sini

 

Marco Salvatore SINI nato a Sestu il 1/01/1949 viene eletto al primo turno nelle elezioni del 28.05.2006 con il 60,02% di preferenze.

 

V Consiliatura da Maggio 2011 a Novembre 2015

 

Giovanni Argiolas

 

Giovanni ARGIOLAS nato a Cagliari il 5/01/1949 viene eletto al primo turno nelle elezioni del 15.05.2011 con il 61,27% di preferenze. Termina la consiliatura nel novembre del 2015 a seguito di scioglimento del Consiglio Comunale per mancata approvazione del bilancio di previsione.

Da periferia di Cagliari non curata e trascurata, che rischiava di diventare un “ghetto irrecuperabile” come scritto nel Depliant del Comitato per l’Autonomia distribuito in occasione del Referendum,  siamo diventati una città. Siamo diventati una città non solo perché ci è stato riconosciuto il titolo con il Decreto del Presidente della Repubblica Ciampi, ma perché con l’autogoverno abbiamo avuto la capacità di trasformarci e di migliorarci.

Tomaso Locci Nato a Quartu Sant'Elena il 3 marzo 1975, ha vinto al secondo turno con il 65,35 per cento, pari a 5414 voti. Proclamato dall'Ufficio centrale il 21.6.2016

Prestato giuramento l' 8.7.2016   Subentra a Gianni Argiolas che termina la consiliatura nel novembre del 2015 a seguito di scioglimento del Consiglio Comunale per mancata approvazione del bilancio di previsione.

Tomaso Locci

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